Ripensiamo il Sistema Musica Italiano
Condizioni lavorative, mondo del lavoro
Il grande malinteso che sta alla base del malfunzionamento di tutta l’organizzazione del lavoro nel Sistema Musica in Italia è che non è strutturato in modo da permettere l’alternarsi delle generazioni. Da 30 anni a questa parte c’è sempre la stessa generazione al lavoro, con i suoi diritti acquisiti e la sua interpretazione del mestiere, inevitabilmente anacronistica; mentre tutti gli altri sono costretti a battersi nell’agone caotico della precarietà elevata a sistema. Un esempio pratico per meglio comprendere l’illogicità di concezione di questo sistema: l’Italia investe una quantità spropositata di risorse nelle istituzioni preposte alla formazione di musicisti e per contro pochissimo negli sbocchi professionali. Qualche numero? Nel nostro Paese contiamo 70 conservatori a fronte di SOLO 14 orchestre stabili. Basta andare oltre confine per constatare che i numeri si invertono: in Germania a fronte di 33 Hochschule ci sono 160 orchestre! Occorrerà che, assieme ad un ripensamento concettuale della figura del musicista, si pensi anche all’introduzione di una modalità contrattuale che lo salvaguardi giuridicamente (sul modello del lavoro ad intermittenza francese, ad esempio).
Obiettivi: 1) Grande piano di apertura di nuove orchestre in un orizzonte decennale ( con verifica quinquennale; Obiettivo: passare da 14 a 50 orchestre!! per tenere minimamente il passo con Francia e Germania) Dove trovare soldi?
a) Destinare una quota del canone e degli introiti pubblicitari della Rai.
b) Creare un fondo nazionale con le quote di Utili che annualmente accumulano le fondazioni bancarie
2) Nuove forme contrattuali che combattano la precarietà:
a) contratti di assunzione a percentuale a tempo indeterminato ( come vale per tutti gli altri Paesi Europei)
b) introduzione di modelli contrattuali che tutelano il lavoro a intermittenza ( Modello francese)
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