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NASpl - L'intermittenza (all') italiana?

Aggiornamento: 20 mag 2020

Sapete che anche in Italia abbiamo qualcosa che di fatto somiglia al modello a intermittenza francese? Sì, avete capito bene… basta armarsi di una buona dose di pazienza ed addentrarsi nei meandri del nostro sistema previdenziale! Mentre, come abbiamo imparato dall’intervista a Marco Nirta, già dagli anni 30 i nostri vicini francesi riconoscono uno Statuto unico per i lavoratori dello Spettacolo, noi italiani siamo stati costretti a sopperire a questa mancanza arrangiando un sistema già in uso in Italia per tutte le categorie di lavoratori, la cosiddetta “Indennità NASpI” (sussidio di Disoccupazione).

Che cosa è la NASpl? La NASpI è un’indennità in denaro, erogata dall’INPS (Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale); viene concessa in caso di licenziamento involontario o di scadenza di un contratto a tempo determinato ai lavoratori dipendenti, ai soci di cooperative, ai dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni e al personale artistico.

Quando e come puoi/devi richiedere l’indennità NASpl? La richiesta va inoltrata per via telematica entro 68 giorni dalla fine dell’ultimo contratto concluso tramite il sito dell’INPS attraverso l’uso del PIN dispositivo. Una volta approvato lo stato di disoccupazione, il richiedente, con un colloquio personale presso il Centro per l’Impiego, è tenuto a dichiararsi disponibile per un “altro” impiego o un corso di formazione [lo so, non vuoi iniziare un “altro” impiego e non lo farai! Vai avanti nella lettura, capirai].

Quali requisiti devo avere perché mi si riconosca lo stato di disoccupazione? E’ importante essere assicurato presso l’ Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) da almeno 13 settimane nell’arco dei 4 anni precedenti alla data della richiesta e aver maturato almeno 30 giorni di contribuzione da lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti l’inizio della disoccupazione.

Come viene calcolato l’assegno? L’importo dell’assegno si basa sul totale delle retribuzioni imponibili ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni precedenti la perdita di lavoro, per il numero di settimane di contribuzione, moltiplicando il quoziente così ottenuto per il numero fisso 4,33 [facile no?].   L’importo è pari al 75% della retribuzione mensile di riferimento se questa non supera l’importo stabilito per legge pari a 1221,44 EUR mensili, maggiorato del 25% della differenza tra la retribuzione mensile e il suddetto tetto. L’importo massimo erogabile, per l’anno 2019, è di 1328,76 EUR (lordi) al mese. L’importo del trattamento è ridotto  del  3% ogni mese  a partire dal primo giorno del quarto mese (91° giorno).

Vi racconto la mia esperienza

Sono una musicista e la mia attività lavorativa si basa principalmente su contratti a tempo determinato stipulati con i vari enti lirico sinfonici italiani e con le cosiddette Ico. L’anno scorso, dopo un bel periodo di lavoro continuativo, arrivata al mese di luglio, mi accorsi che per tutto agosto non avrei avuto più contratti (d’altronde si sa, le Orchestre ad agosto vanno in vacanza). Ne parlai con la mia commercialista che, quasi per caso, se ne uscì dicendomi: “Perché non vai al patronato e non richiedi la “disoccupazione” per il mese di agosto?”.

Devo essere sincera, ho sempre provato un certo disagio verso il sussidio di disoccupazione… l’ho sempre associato a quell’accezione negativa dello “stare in casa a non far niente” in cui non mi riconosco affatto. Quella volta però, per principio ma soprattutto spinta dalla necessità, non mi sono fermata al semplice pregiudizio e sono andata ad informarmi.

Presi un appuntamento con il patronato, prima volta in vita mia, e, dopo qualche giorno, recai al colloquio. Dall’altra parte della scrivania c’era una ragazza giovane, intorno ai 30 anni, che per mia fortuna conosceva bene la condizione di precarietà in cui versiamo soprattutto noi giovani lavoratori; inizia a rivolgermi alcune domande, mi chiede di firmare e di compilare moduli, entra con il computer nel mio profilo personale INPS e quasi stupita, alza lo sguardo dallo schermo e mi dice: “Tu sai che hai accumulato diversi giorni di indennità NASpl?Praticamente quasi 8 mesi!”. Io: “Bene! Quindi per il mese di agosto riceverò qualcosa? Per settembre, quando tornerò di nuovo a lavorare, cosa dovrò fare?”. Lei: “Riceverai l’indennità di agosto, ma puoi fare di più! Vedo che lavori abbastanza in modo intermittente… ti do un consiglio: lascia aperta la NASpl e comunica all’ INPS ogni mese i tuoi nuovi contratti. I periodi durante i quali è percepita la NASpI sono considerati come “contributi figurativi” e sono utili sia per il diritto che per il calcolo della pensione. In questo modo i tuoi 8 mesi di disoccupazione si spalmeranno nel tempo ed in quei giorni in cui non lavori durante il mese, non solo riceverai dei soldi ma risulterà che versi i contributi. Una volta finiti gli 8 mesi, la NASPI si chiuderà ma tu ne aprirai una nuova con i contributi versati grazie ai nuovi contratti”.

Io: “Bene, quindi a posto cosi?” Lei: “No, magari! Adesso devi recarti al Centro per l’Impiego”. Mi recai al Centro per l’Impiego intorno alle 9:30; ironia della sorte, era all’interno dello stesso edificio in cui ha sede il mio Conservatorio, quello in cui ho ottenuto il mio diploma; immaginate la paura di incontrare qualche vecchio insegnante che mi chiedesse conto del perché fossi li… già viaggiavo con la mente alla ricerca di scuse plausibili da inventare in risposta a domande scomode… dovevo ammetterlo: mi vergognavo. Va be’, torniamo a bomba! Centro per l’Impiego, h 9.30, quaranta persone in fila davanti a me e … sono finiti i numeri disponibili. “Ok” mi dico “torno domani”. Il giorno dopo alle 8 in punto, più agguerrita che mai, avevo già il mio numero, ero pronta a registrarmi ed a dichiararmi “disponibile ad un nuovo impiego”. Mi avevano detto di fare così e di stare tranquilla, dato il mio curriculum l’unica cosa che sapevo fare era suonare… Inizia la mia attesa, attorno a me una sessantina di persone da ogni parte d’Italia e del mondo, chi diceva: “Ma guarda un po’, dopo 20 anni passati lì dentro, ci hanno mandato via come se niente fosse! Ora non so che fare!” oppure: “Ho finito il contratto due giorni fa, ora vediamo cosa trovo” o ancora: “Abbiamo finito il lavoro, ma il capo ci ha detto che tra un mese ci riassume!”. Sessanta voci diverse ed una cosa in comune “ NESSUN IMPIEGO”.

Io però non mi sentivo “senza impiego”; “io un impiego ce l’ho!” mi dicevo, “questo non è il mio posto”. Dopo circa due ore arriva il mio turno, cioè non proprio; ci fanno salire in dieci al primo piano e ci fanno mettere a sedere.

Altra sala, altra attesa. Arriva davvero il mio turno, ma le impiegate alla scrivania prima devono fare pausa caffè. Dopo circa 3 ore (ma tanto sei disoccupata, che hai da fare?) entro nella stanza e mi siedo davanti alla scrivania.

Nessuna ragazza giovane stavolta, ma una signora di mezza età: “Hai il foglio del patronato? Un documento? Che diploma hai? Che lavoro fai? Che lingue parli? Certificati di informatica? Ok, tieni questo foglio. A posto”.

Tre ore di attesa per due minuti di concretezza.

Guardo il nuovo documento che ho tra le mani e non ci credo…un altro appuntamento! Tra una quarantina di giorni devo tornare qua per un colloquio; il motivo Boh… In ogni caso la signora ha l’aria abbastanza contrariata, meglio non infastidirla oltre desisto e non le chiedo niente. Passano una quarantina di giorni e nel frattempo, per fortuna, sono tornata a lavorare; sono sotto contratto con un’orchestra, la prova è nel pomeriggio ed il colloquio la mattina. Torno al centro per l’impiego, questa volta a testa un po’ più alta (se incontro qualche professore, orienterò la conversazione sul fatto che domani sera suonerò una sinfonia bellissima). Al piano terra la solita coda di persone ma stavolta io vado direttamente di sopra “Ho un appuntamento!!!”. Entro nella stanza, l’ impiegata pronuncia il mio cognome ed io: “Si, sono io”. Le consegno i fogli e con timidezza le dico: “Mi hanno detto di venire qua”. La donna aggrotta le sopracciglia e mi guarda: “Ma tu sei sotto contratto in questo momento! Non importava che tu venissi, dovevi venire solo se ti trovavi senza lavoro”. A quel punto mi sciolgo e le racconto la mia situazione. Lei mi guarda incredula: “Ma è interessante questa cosa, non la sapevo! Ottimo!”, le faccio vedere che ho scaricato l’App dell’INPS, dalla quale gestisco tutto e lei ancora stupita esclama: “Ma guarda bello! Brava.” (sì perché sono io “disoccupata” a doverti informare su tutte le modalità con le quali tu, impiegata addetta, puoi monitorare la mia attività lavorativa). Ci sarebbero da raccontare anche le varie telefonate con altrettante risposta, ognuna diversa dall’altra, fatte all’INPS per comunicare il mio primo contratto dopo l’apertura dell’indennità; ma questa è un’altra storia. Sono passati 10 mesi da quell’ultimo appuntamento ed ormai ho imparato a gestire la mia indennità NASpI. La partenza è stata un po’ in salita ma, con un po’ di esperienza e di pazienza, ci si può fare!



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